CRONACA - Il saccheggio di un deposito di ex voto, collegato al locale santuario di età romana dedicato al culto di Juno sospita (meglio nota come "Giunone la salvatrice"), è stato interrotto dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma in una vasta area situata nelle campagne tra Lanuvio e Genzano.
Le Fiamme Gialle del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo Polizia Tributaria della Capitale, dopo oltre due mesi di indagini che hanno visto l'impiego di sofisticati dispositivi satellitari, hanno sorpreso quattro "tombaroli", tutti italiani, mentre erano intenti alla profanazione di una cavità ricolma di centinaia di manufatti e statue di dimensioni reali, correlate all'apparato devozionale della citata divinità.
Immediatamente sono scattate le perquisizioni domiciliari nei confronti dei quattro, che hanno consentito di recuperare altro materiale storico-archeologico ritenuto di pregio, proveniente anche da altri siti sepolcrali - per lo più di ambiente etrusco - che avrebbero alimentato il circuito del collezionismo internazionale.
In considerazione dell'indubbia rilevanza del sito, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ha disposto in via d'urgenza l'avvio di uno scavo scientifico che ha restituito, fin dai primi giorni, testimonianze di una fase storica compresa tra il IV ed il II sec. a.C., nonché permesso l'acquisizione di altri elementi utili ai ricercatori per lo studio e la catalogazione dell'insediamento.
Particolare interesse rivestono alcuni ex voto rinvenuti nella stipe, che attestano l'esistenza in loco di un opificio per la produzione fittile di un unicum tipologico, correlato alla cura di patologie dell'apparato respiratorio.
Al termine degli scavi e delle prospezioni geologiche, il sito verrà destinato alla fruizione pubblica, integrando un preesistente percorso didattico collegato al vicino tempio di Juno sospita, mentre le opere rinvenute saranno avviate nei vari musei dello Stato per l'esposizione permanente.
I quattro soggetti intenti alle operazioni di scavo clandestino sono stati denunciati all'Autorità Giudiziaria per i reati previsti dal Decreto Legislativo 42/2004 (cd. "Codice Urbani"), mentre tutta la strumentazione utile alle ricerche in possesso dei "tombaroli" (metal detector, geo-radar, idropompe, generatori di elettricità, badili, picconi) è stata sequestrata.