CRONACA - Un’altra importante operazione è stata conclusa dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Velletri nella lotta all’evasione fiscale. Dopo gli arresti dei membri della nota famiglia svizzera Balzarini, effettuati dai militari veliterni la scorsa settimana, le fiamme gialle hanno chiuso il cerchio su un’altra evasione milionaria perpetrata ai danni dei cittadini e di circa 700 lavoratori nei cui confronti non venivano versati i contributi.
Un consorzio e sei cooperative di Ariccia - che prestano servizi di pulizia e facchinaggio anche nei confronti di imprese di rilevanza nazionale - hanno occultato materia imponibile per oltre 85 milioni di euro ai fini delle imposte sui redditi, evaso IVA per oltre 9 milioni di euro ed omesso il versamento di ritenute fiscali e previdenziali per oltre 1,2 milioni di euro.
Questo è il bilancio di una serie di verifiche fiscali - tra loro collegate - concluse dai finanzieri della Compagnia di Velletri,che hanno fatto piena luce sul sistema evasivo perpetrato dal gruppo di imprese, appurando anche l’impiego “irregolare” di 695 lavoratori.
Il consorzio, frapponendosi nei rapporti commerciali tra le cooperative fornitrici di manodopera ed i committenti, maturava in capo a se stesso costi con cui abbattere notevolmente i ricavi di esercizio; le cooperative consorziate, invece, attenuavano il prelievo fiscale sui compensi rogati ai soci lavoratori con una modalità alquanto originale.
Infatti, al fine di beneficiare dell’esenzione prevista dalla normativa fiscale per i compensi relativi alle diarie e dalle trasferte sul territorio nazionale, venivano simulati spostamenti, sebbene, in realtà, i lavoratori restassero presso le sedi ordinarie di lavoro. In questi casi, veniva esentato dalle ritenute fiscali un importo che arrivava a superare anche la metà del compenso.
Gli elementi raccolti dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Velletri hanno permesso al Pubblico Ministero inquirente di ottenere dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri l’applicazione del sequestro preventivo preordinato alla confisca “per equivalente” di beni immobili ed mobili riconducibili agli indagati, del valore complessivo di oltre 600 mila euro.